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In Italia un milione di “poveri assoluti” in più rispetto al pre-pandemia

Secondo il rapporto annuale della Caritas sulla povertà (.pdf), nei primi otto mesi del 2021 è aumentato del 7,6% il
numero di persone assistite dalla Caritas in Italia rispetto al 2020, anche se nel post pandemia cala l’incidenza dei
nuovi poveri (il 37% del totale).

A due anni dall’introduzione la Caritas chiede un potenziamento del Reddito di cittadinanza, per migliorarne la capacità di intercettare la povertà assoluta; prevedere un pacchetto complessivo di interventi per ampliare o restringere alcuni criteri di accesso; migliorare e rafforzare i servizi e le azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale. La serie di misure dettagliate sono contenute nel XX Rapporto su povertà ed esclusione sociale diffuso sul sito di Caritas italiana.

Il Reddito di cittadinanza (RdC) ha supportato 3,7 milioni di persone nel corso del 2020 a livello nazionale, uno su cinque (19,9%) fra coloro che si sono rivolti ai centri e servizi Caritas nel 2020 e più della metà (55%) dei beneficiari di una indagine sui beneficiari Caritas monitorati dal 2019 (pre-pandemia)al 2021. Tra gli italiani utenti dei centri Caritas l’incidenza dei percettori sale al 30,1%, scende invece al 9,1% tra gli assistiti stranieri.

Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza di chi percepisce la misura è molto più elevata (pari al 48,3%), rispetto alle regioni del Nord (23,4%) e del Centro (8,5%). Secondo le statistiche ufficiali sulla povertà evidenziate dal Rapporto Caritas “con la pandemia ci si è allontanati rispetto a molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite nell’ambito del contrasto alla povertà”: solo in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2milioni di nuclei familiari).

L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%). Negli ultimi dodici mesi si rafforza lo svantaggio di minori e giovani under 34. Oggi si contano 1 milione 337mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa. Complessivamente gli studenti che non hanno partecipato alle video-lezioni risultano quasi 600 mila, pari all’8% degli iscritti, con un minimo di esclusi nelle regioni del Centro (5%) e valori più elevati (9%) nel Mezzogiorno.

Più in generale colpisce nel rapporto Caritas pubblicato ieri il dato sulla percentuale degli stranieri tra gli assistiti da diocesi e parrocchie: il 66 per cento contro il 44 per cento degli italiani.

Nel 2020 la rete Caritas ha supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali (al cui interno operano oltre 93mila volontari laici e oltre 800 ragazzi in servizio civile). Nei centri di ascolto e servizi in rete le persone incontrate sono state complessivamente 211.233. Delle persone sostenute nell’anno di diffusione del Covid19, quasi la metà, il 44% ha fatto riferimento alla rete Caritas per la prima volta.

Le povertà “inedite” e quelle “croniche”. Nel Rapporto si scoprono anche povertà “inedite”:
tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri” si distingue la Valle d’Aosta (61,1%,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%).

Con importanti differenze legate all’età: per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 34 anni le nuove povertà pesano per il 57,7%. La crisi socio-sanitaria ha inoltre acuito le povertà già esistenti: la quota di “poveri cronici” (che frequentano cioè i circuiti Caritas da circa 5 anni) è salita dal 25,6% nel 2019 al 27,5% nel 2020, una persona su 4. L’età media delle persone incontrate è 46 anni. Oltre la metà delle persone che hanno chiesto aiuto (il 57,1%) ha la licenza di scuola media inferiore, percentuale che nel Mezzogiorno arriva al 77,6%. Il 64,9% degli assistiti dichiara di avere figli (oltre 91 mila persone); tra loro quasi un terzo vive con figli minori (pari a 29.903 persone), a significare un livello elevato di povertà minorile.

La casa. Rispetto alle condizioni abitative, oltre il 60% per cento delle persone incontrate (63%) vive in abitazioni in affitto, ma c’è anche chi è ospitato temporaneamente o stabilmente da amici (7,4%), chi dichiara di essere privo di un’abitazione (5,8%) o ospitato in centri di accoglienza (2,7%). Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas nel 2020 sono state 22.527 (pari al 16,3% del totale), per lo più di genere maschile (69,4%), stranieri (64,3%), celibi (42,4%), con un’età media di 44 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.

Sovraindebitamento e usura. Già prima della pandemia l’area del sovraindebitamento era aumentata del 53,6% in dieci anni (1 milione e 960 mila famiglie al 31 dicembre 2016). La Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” aveva stimato già prima della pandemia almeno 2 milioni di famiglie con debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. Nel 2020 le 32 Fondazioni Antiusura aderenti alla Consulta hanno incontrato 5.065 persone famiglie. In 663 casi, sono state erogate garanzie con i soli fondi messi a disposizione dallo Stato, per un importo pari a 17 milioni 261.362 euro.

Gli effetti della pandemia sul turismo. Il Rapporto contiene anche uno studio sugli effetti della pandemia nel settore turistico, con focus su 4 aree di interesse turistico: Assisi, Ischia, Riva del Garda e Venezia. L’Organizzazione mondiale del turismo ha stimato per il 2020 perdite economiche nel comparto che toccano i 1.100 miliardi di euro. In Italia, Assoturismo ha stimato una perdita di quasi 84 milioni di pernottamenti di turisti italiani e 157,1 milioni di turisti stranieri, con un calo degli arrivi di quasi il 62%.

Le statistiche ufficiali sulla povertà dimostrano come con la pandemia ci sia allontanati rispetto a molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite nell’ambito del contrasto alla povertà: in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2milioni di nuclei familiari). L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%). Negli ultimi dodici mesi si rafforza lo svantaggio di minori e giovani under 34. Oggi si contano 1 milione 337mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa. Complessivamente gli studenti che non hanno partecipato alle video-lezioni risultano quasi 600 mila, pari all’8% degli iscritti, con un minimo di esclusi nelle regioni del Centro (5%) e valori più elevati (9%) nel Mezzogiorno.

Luci e ombre che ci attendono. Secondo il rapporto in questa fase di scenario economico-finanziario emergono luci e ombre. In Italia la ripresa del mercato del lavoro è soprattutto nei settore dei servizi. Aumentano sia gli occupati (+ 2,3% sul secondo trimestre 2020), sia i disoccupati (+27%). Aumentano le ore lavorate e diminuisce l’incidenza della Cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti nelle imprese è pari all’1,8% degli occupati, il livello più alto dal 2016. Dopo cinque trimestri consecutivi di crescita il numero degli inattivi si riduce, scendendo a 13.494 mila nella fascia dai 15 ai 64 anni. Purtroppo il tasso di inattività continua a rimanere tra i più alti nell’Ue. Nel primo trimestre 2021 l’indebitamento delle famiglie per spese ipotecarie è aumentato, raggiungendo il 65,1% del reddito disponibile.

Articolo da  https://www.farodiroma.it/

 

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