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Paolo Dieci, “la voce dell’altro” (di Stefania Mancini)

Nell’ambito dell’incontro di Coopera (Roma, 23 e 24 giugno) è stato assegnato il premio Paolo Dieci, per il partenariato tra Osc italiane e le Diaspore, istituito da Link2007 e Le Reseau. Il premio , alla sua prima edizione, è andato al progetto “Acqua potabile per la sanità, l’educazione e contro lo spopolamento delle zone rurali” in Camerun, presentato dall’Associazione Ingegneri Africani (Aia).Il premio Paolo Dieci è dedicato ad una delle figure più importanti della cooperazione italiana.

Stefania Mancini, Presidente di Assifero, ci ricorda in questa riflessione la figura di Paolo Dieci.

“Coloro che hanno conosciuto Paolo, ne ricordano l’impegno, la sua disponibilità, la sua ricerca inarrestabile ad un dialogo aperto, costruttivo e fattivo. Ma sempre coniugando nel suo agire tecnico, politico, accademico, l’ampia conoscenza che Paolo Dieci aveva di mondi, di popoli, di persone e problematiche cui la cooperazione guarda e rivolge il proprio operato.
In ogni contesto, che fosse istituzionale o con gli studenti delle università dove faceva lezione, penso a Pavia, a Betlemme, o a Cartagena,  o negli ambiti di lavoro con le altre ong, Paolo è sempre riuscito a rappresentare la voce dell’altro, di chi non era presente, di chi vive nei luoghi lontani a cui la cooperazione allo sviluppo si rivolge.
E  questo agire inclusivo, partecipato,  e ispirato sempre a ricercare e garantire  pari opportunità ha preso ancor più forma negli anni recenti, quando con gentilezza, forza e diplomazia Paolo ha gettato i semi per nuove modalità di cooperazione, di partenariato. 
Proprio nell’ambito dei lavori del Consiglio Nazionale della Cooperazione allo sviluppo, Paolo ha chiesto attenzione, con il suo fare, perché si potesse avviare un confronto diverso, intuendo quale portata potesse avere un dialogo strutturato tra la società civile e le realtà organizzate dell’immigrazione e delle nuove generazioni .
Paolo aveva intuito l’importanza di un dialogo tra pari, per generare  insieme, nuove modalità di lavoro, nuove conoscenze,  nuove progettazioni, per perseguire la piena partecipazione ed ownership delle comunità locali.
Il suo impegno in tal senso ha fornito opportunità fondamentali ha chi ha creduto che il seme gettato da Paolo Dieci potesse contribuire a colmare alcuni vuoti, potesse portarci tutti ad abbracciare l’Agenda 2030  forse con una umanità diversa.
Paolo ha sempre ricercato la via del dialogo come strumento necessario per la costruzione di un ecosistema delle ong, di una comunità italiana di ong ove ci fosse il giusto spazio per le competenze di ciascun singolo componente.
Il Premio Paolo Dieci guarda al futuro, perché è stato istituto per traghettare i valori di Paolo guardando al futuro per contribuire a un nuovo sguardo della cooperazione allo sviluppo.
E’ una prima edizione, siamo ai primi passi, ma è importante lavorare alle edizioni successive, con l’intenzione di poter rendere partecipi sempre più persone che vogliano credere con noi nella divulgazione di partenariati altri, ove le comunità locali e i loro rappresentanti possano interagire e partecipare a un disegno di sviluppo che consacri una nuova cooperazione, che persegua instancabilmente la pace e il bene, come Paolo. Paolo che era, un uomo di Pace e di Bene”. (Stefania Mancini)

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