< Torna alle news

Condividi

Curare o Prendersi Cura? Conclusa MOSTRAMI KIM

Roma, 12 dicembre – Concluso l’appuntamento con MOSTRAMI KIM.
Si è concluso l’appuntamento trasteverino con “MOSTRAMI KIM”: il viaggio fra immagini e parole che l’Associazione KIM ha organizzato per celebrare i suoi 25 anni di attività al fianco dell’infanzia malata: una mostra fotografica e una tavola rotonda.

Le ottanta opere in mostra a Palazzo Velli Expo – più di 70 fotografie e alcune video interviste – sono state per il pubblico dei visitatori non solo l’occasione per conoscere le attività dell’associazione, ma anche un’opportunità per respirarne intimamente il clima, fatto di calore e di familiarità, immergendosi nella bellezza dei volti, nel silenzio degli ambienti, nella luce di un’alba silenziosa, quando tutti gli ospiti di KIM dormono ancora e solo lo sguardo del fotografo si è svegliato.

Lo sguardo, ad esempio, di Elisa Clementelli – giovane fotografa ma anche volontaria all’Associazione KIM e ideatrice di laboratori creativi per bambini – che, della mostra, è stata anche la curatrice, selezionando dall’archivio di tanti anni le immagini di altri colleghi: Flavia Castorina, Mimmo Chianura, Emiliano Gallo, Luigina Di Giampietro, Bernadette Guarrera, Omar Kheiraoui, Martino Pisanello, Laura Saviola ed Elisabetta Tufarelli, Jacopo Balliana e Gabriele Tutino.

Sabato 3 dicembre, nella giornata che l’ONU dedica alle persone con disabilità, ha avuto luogo la tavola rotonda “Curare o prendersi cura?”, moderata dal giornalista Marco Ferrazzoli che ha abilmente condotto la riflessione fra i diversi ambiti di specializzazione dei relatori presenti: volontariato e accoglienza, arte e scienza medica. Un viaggio, attorno al filo rosso della cura, con le testimonianze di chi ha fondato l’Associazione KIM. Ma anche di chi, attraverso la creatività, aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del diritto alla cura, oppure la creatività la utilizza per integrare un percorso terapeutico. Di chi, infine, lavora in ospedale al fianco dei bambini malati o – attraverso la ricerca scientifica – si impegna per la loro salute.

C’è uno prima e un dopo rispetto alla diagnosi di malattia di un figlio – ha spiegato Antonella Guido: psicologa psicoterapeuta nel reparto di Oncologia Pediatrica e di Psicologia Clinica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. La vita cambia da un momento all’altro e il ruolo degli operatori sociosanitari deve essere quello di accompagnare i bambini e le loro famiglie, non solo dal punto di vista medico. “Chi si occupa della cura – ha detto – deve anche occuparsi del percorso di vita dei bambini, in una dimensione a trecentosessanta gradi. Del corpo, sì, ma anche delle condizioni psicologiche, emotive. Del modo in cui bambini e famiglie attraversano la malattia per impedire che prenda tutto lo spazio e blocchi il loro percorso di crescita”.

Il concetto di attraversamento di un percorso complesso ha legato di fatto tutti gli interventi. Senz’altro quello di Federica Chiara, ricercatrice all’Università di Padova che, dal 2019, guida l’associazione “Linfa contro la neurofibromatosi” e accompagna le persone affette da questa malattia e le loro famiglie. “La neurofibromatosi è una malattia genetica che predispone già dall’infanzia all’insorgenza di tumori a carico del sistema nervoso centrale e periferico – ha spiegato. “Tumori che appaiono in qualsiasi distretto corporeo e possono essere numerosi e di grandi dimensioni, rendendo la vita dei pazienti molto difficile e, se diventano maligni, dando scarse prospettive di sopravvivenza”. Federica Chiara, madre di una bambina affetta da neurofibromatosi, dedica la sua vita a studiare questa malattia trascurata, in quanto rara, da chi finanzia i grandi progetti di ricercain campo farmaceutico. Ha incontrato l’Associazione KIM chiedendo sostegno per l’accoglienza di una bambina gravemente malata che, proprio in questo periodo, è arrivata a Roma dall’Africa per essere curata all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

“Quando le famiglie ci chiedono aiuto – ha aggiunto Paolo Cespa, Presidente dell’Associazione KIM, si mettono nelle nostre mani, si affidano a noi. E noi, da quel momento, ci assumiamo una responsabilità altissima”. La stessa responsabilità che venticinque anni fa lo ha spinto, insieme a un gruppo di amici scout, a dare inizio a questa impresa per aiutare un primo bambino, Lori. Con una grave forma tumorale, in un Paese sull’orlo della guerra civile come l’Albania del tempo, non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere se non con un viaggio in Italia. “Come avremmo potuto dire di no?” ha raccontato Cespa.

Con lui, a fondare la prima KIM, c’era Bernadette Guarrera, oggi vicepresidente dell’Associazione. Counselor interculturale, ha condiviso con il pubblico presente la sua esperienza con mamme e bambini di tanti Paesi del mondo: “Una scoperta continua che ha bisogno di tanto studio e tanto ascolto, perché la relazione d’aiuto richiede chiavi diverse con ognuno, per aprire porte diverse. Ma c’è un modo di essere famiglia, in KIM, che porta a sentire che l’altro è come te. Provenendo da un altro mondo e contesto, ma, come te, sospeso”.

Appare, questo mondo, negli scatti fotografici di Mostrami KIM che, secondo Fulvio Caldarelli – designer che da quasi cinquant’anni aiuta le imprese e il Terzo Settore nella definizione del proprio percorso identitario –riesce a tradurre in un’espressione efficace anche dal punto di vista artistico, l’identità dell’Associazione.“Questa mostra – commenta – raggiunge un livello identitario e di comunicazione molto forte. Essa stessasecondo me è una cura nei confronti di coloro che si avvicinano e devono immaginare quello che avviene inquesta Casa”.

E se, immergendosi in questo viaggio fotografico, si respira quest’onda di cura e d’affetto è forse anche per come – nel curare questa mostra ma anche nei suoi scatti personali – Elisa Clementelli vive la fotografia: “uno strumento – commenta – con cui entrare in relazione con gli altri. In punta di piedi”.

associazionekim.it/
Ufficio Stampa Associazione KIM
Bibi Laura Palatini – Tel. 329 1833134
comunicazione@associazionekim.it, bibi.palatini@associazionekim.it

Condividi

Altri articoli

Send this to a friend