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Clima: cosa è stato deciso durante la Cop 26 di Glasgow

Impegni di riduzione delle emissioni, trasparenza nel rendicontare la CO2, adattamento, finanza, mercato del carbonio, metano. Un resoconto di ciò che è stato messo nero su bianco dai Paesi durante l’ultimo summit.  17/11/21

Come per tutte le Conferenze delle parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite (Cop), anche quella di Glasgow, che si è conclusa nella serata di sabato 13 novembre, aveva importanti temi negoziali di cui discutere. Alla fine le delegazioni sono riuscite a completare il “Paris rulebook”, il libro delle regole che l’Accordo quadro sul cambiamento climatico di Parigi aveva messo in piedi. Sui media ha tenuto banco soprattutto la questione legata al carbone, dove l’India (con l’appoggio silenzioso di Cina e Australia) negli ultimi minuti è riuscita a far sostituire nel “Patto per il clima di Glasgow” la parola “fine” (phase out) a “progressiva riduzione” (phase down) – e lo stesso discorso vale per i sussidi ai combustibili fossili. Nel testo però si segnalano alcuni passaggi importanti, come l’inserimento di una riduzione del 45% delle emissioni di CO2 entro il 2030 (rispetto al 2010), uno step che potrebbe aiutare nel mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C (limite invalicabile consigliato dalla comunità scientifica per evitare i più gravi disastri imposti dalla crisi climatica e che dovrebbe agevolare l’azione di adattamento).

Sono decine i testi approvati durante il summit; sul tavolo negoziale c’erano tanti e diversi argomenti spinosi, che le Parti si portavano dietro da tempo. Parliamo di Ndcs (impegni volontari di riduzione delle emissioni), finanza climatica, danni e perdite (loss and damage) che i Paesi subiscono, trasparenza, mercato del carbonio e adattamento.
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Asvis

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